“Gente di bottega – storici esercenti di Traversetolo”
immagini del Circolo Fotografico “Renato Brozzi”
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1996-2016.
Vent’anni di storia del Circolo Fotografico “Renato Brozzi”. Vent’anni di storia tutta nostra.
di Andrea Ferrari
Quando abbiamo iniziato a pensare a quale potesse essere il modo migliore per celebrare il ventennale del nostro sodalizio da subito si è fatta largo l’idea che si dovesse consolidare, ancora una volta, il nostro legame con il territorio in cui il seme dell’associazione è stato piantato e cresciuto, dedicando l’annuale mostra alla collettività traversetolese.
Per farlo, abbiamo deciso di indagare il tessuto sociale che ci avvolge nel nostro vivere quotidiano, riconoscendo nel suo centro commerciale all’aperto una delle particolarità di Traversetolo. Quotidianamente assistiamo allo stillicidio di attività che chiudono e di cui si perde la memoria; molte di queste erano negozi che avevano accompagnato lo scorrere quotidiano delle vite dei concittadini. Traversetolo, pur nelle difficoltà oggettive del contesto economico attuale, vanta una serie di esercizi che resistono al passare del tempo, i cui gestori continuano ad accogliere con un sorriso chiunque entri nelle loro botteghe.
L’esposizione “Gente di bottega” nasce da qui, dalla voglia di ringraziare tutti i nostri compaesani attraverso le immagini di alcuni di loro, realizzate dai nostri soci Cesare Petrolini, Andrea Morini e Natale De Risi.
I protagonisti immortalati nella mostra sono parte di quei negozianti che per oltre trentacinque anni hanno accolto, nei loro negozi ubicati nel centro del paese, i propri clienti. Consapevoli di non essere riusciti a raccontare tutti gli esercenti, attraverso questa serie di ritratti desideriamo mostrare i sorrisi, le espressioni, i gesti di tutte i negozianti che sono già dentro il cuore dei loro compaesani.
A questi abbiamo voluto aggiungere una persona per noi speciale che possiamo definire un “Artista di bottega”, uno scultore, cesellatore e orafo dotato di talento sopraffino, forse poco valorizzato perché scomodo, ma di certo il migliore mai espresso dal nostro paese: Renato Brozzi.
A lui vent’anni fa fu dedicata la nostra associazione e il suo “occhio alato” simbolo di acutezza e velocità è stato scelto come nostro logo.
E’ guardando a lui, alla sua voglia di conoscenza e di amore per l’arte che stiamo già immaginando il nostro futuro, con la voglia di ritagliarci il ruolo di “custodi della memoria” per la gente di Traversetolo.
A corredo della esposizione, come nostra tradizione, è stato realizzato il Catalogo della mostra, che si inserisce nella nostra collana “Territorio“
Gente di Bottega
di Marco Fresci
L’immagine del fotografo che inaugura la sequenza di Gente di Bottega, nella quale il bottegaio si presenta con un’aria leggermente enigmatica, quasi sorpreso di ritrovarsi lui dall’altra parte dell’obiettivo dopo una vita di scatti dove era invece il medesimo che decideva esposizione, ambientazione e posa dei soggetti, sfiorando l’apparecchio come normalmente si appoggerebbe la mano sulla spalla di un vecchio amico, credo condensi il senso profondo dell’iniziativa del ventennale e forse l’esistenza stessa del Circolo Fotografico traversetolese. Per il fotografo professionista l’esercizio di questa arte rappresenta non solo una passione, ma il mezzo con il quale si è guadagnato da vivere. Chissà in quante occasioni egli avrà dovuto vivere il momento della consegna dei suoi lavori migliori alla committenza, sapendo di perderne la fruizione per sempre. È bene ricordare infatti come in passato le tecniche di stampa artistica, basate sull’uso esclusivo della pellicola, della stampa sotto l’ingranditore, della “post produzione” chimica (trattamenti spesso del tipo “a contatto” e quindi univoci) costituivano un sistema che produceva inevitabilmente esemplari unici, sovente a seguito di un notevole lavoro di artigianato fotografico. Immaginiamo di consegnare tali pezzi irriproducibili, ancorché a chi li ha commissionati, sapendo che un’ulteriore copia sarebbe comunque diversa. Sussiste dunque un elemento romantico in chi esercita una professione come quella appena descritta che è possibile ritrovare sicuramente in molte delle altre attività rappresentate nel volume (guardiamo in faccia il sarto, solo per fare un esempio). Tuttavia quella del fotografo è particolarmente cara, quantomeno conosciuta, a chi scrive, essendo il sottoscritto, come gli autori delle fotografie del volume, iscritto da anni all’associazione editrice. Come per gli atri appassionati che il lunedì sera si trovano presso i locali del Circolo Fotografico il problema della cessione dei pezzi migliori al committente non sussiste, visto che la fotografia per gli iscritti non è la professione, ma semplicemente un hobby. Per i soci del Brozzi quella del lunedì è un’occasione per condividere un progetto, talvolta è un’occasione di sfogo, un momento di evasione, altre volte è il compimento di una sfida con se stessi, per altri ancora è una competizione ineludibile con il mezzo meccanico, infine per alcuni è semplicemente la Passione della vita. Nondimeno è proprio questo aspetto passionale e romantico che accumuna lo spirito associativo dei nostri fotoamatori con la missione dei professionisti raccolti in Gente di Bottega, in quanto senza amore in ciò che si fa (che sia riposto nel mestiere o nell’hobby) non esisterebbe né questa opera né il motivo per sviluppare il soggetto ivi magistralmente compiuto. Il risultato, perfetto, che i fotografi hanno saputo ottenere è quindi esattamente derivante dell’assonanza armoniosa sussistente fra ciò che anima la passione disinteressata e la passione “interessata” dei commercianti protagonisti del Catalogo. Se dunque l’elemento passionale-romantico traduce la radice propulsiva del lavoro, esso è portato al suo vertiginoso apice dalla scelta degli autori di sottrarsi dall’ambiente strutturale della bottega. Tutte le immagini sono uniformi nello sfondo, come se paradossalmente il luogo di lavoro – le pareti impregnate di rimandi, di profumi, di echi – non fosse necessario al racconto. Ma è proprio qui l’elemento vincente dell’opera. Il rapporto fra il bottegaio e la sua professione è straordinariamente leggibile negli altri due elementi rimanenti dell’ambientazione: lo sguardo del soggetto e il modo con il quale lo stesso si relaziona con la propria attrezzatura o con la propria merce. Se immersi nell’ambiente della loro bottega evidentemente non sarebbe così emergente tale rapporto. Il soggetto non è dunque la bottega, ma il bottegaio, reso nell’intimo scrutabile attraverso ciò che sorregge in mano, talvolta sfiorando, altre volte brandendo, talaltre mostrando. Sarebbe possibile riuscire a realizzare un’opera come questa, così matura e sintetizzante, senza l’energia e il patrimonio di esperienze derivante dall’ambiente di un’associazione culturale come il Brozzi?
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